TRATTAMENTO INTRAVITREALE PER MACULOPATIA

Per MACULOPATIA si intende la malattia della macula, parte centrale della retina. Esistono varie forme di maculopatia: la degenerazione maculare senile (secca ed essudativa), la maculopatia diabetica, le forme ischemiche (esiti di occlusione di vasi venosi o arteriosi dell’occhio), la maculopatia miopica. Per alcune di queste forme, esiste la possibilità di trattamento con specifici farmaci che si iniettano nel vitreo. Qui di seguito ho riportato le modalità in cui si svolgono queste punture, un elenco dei farmaci più nuovi in uso, con rischi ed effetti collaterali possibili. I dati sono quelli ufficiali presi dal sito della SOI (Società Oftalmologica Italiana).

Intervento chirurgico

L’iniezione intravitreale di farmaci è un atto chirurgico maggiore, poiché́ prevede la penetrazione nel bulbo oculare e può̀ essere accompagnata da importanti complicanze sia a carico degli elementi anatomici interni al bulbo oculare (cristallino, corpo ciliare, vitreo, retina) sia a carico di tutto il bulbo oculare (infezioni).

Anestesia: l’occhio può̀ essere reso insensibile con la sola instillazione di gocce di collirio anestetico (anestesia topica) o in alternativa con delle iniezioni di anestetico vicino all’occhio (anestesia locale). In alcuni casi può̀ rendersi necessaria l’anestesia generale. La scelta è fatta dal chirurgo oculista col parere del medico anestesista sulla base delle condizioni cliniche del paziente. L’anestesia topica e locale non impediscono i movimenti del paziente. L’anestesia topica non paralizza i muscoli oculari.

Tecnica d’intervento: L’intervento viene effettuato in sala operatoria. Una volta posizionato il paziente sul lettino operatorio si procede alla disinfezione della cute perioculare e del sacco congiuntivale con iodopovidone 5% per uso oftalmico e all’applicazione del telo sterile monouso con accesso adesivo al bulbo oculare. Dopo il posizionamento del blefarostato, si procede alla marcatura del sito dell’iniezione e alla sua esecuzione.

Solitamente l’intervento viene eseguito senza ospedalizzazione.

Decorso postoperatorio

Prima di lasciare il centro chirurgico viene consegnato un foglio con le istruzioni dei farmaci da utilizzare. Il paziente non deve mai sospendere le cure a meno che sia il chirurgo a indicarlo; esse aiutano l’occhio operato a guarire meglio e a prevenire complicazioni.

In caso di dubbi o di comparsa di effetti indesiderati, il paziente deve contattare il centro chirurgico.

Le cure locali postoperatorie consistono solitamente nell’instillazione di colliri ed eventualmente nell’applicazione di una protezione oculare secondo le modalità̀ e per un periodo di tempo che le saranno spiegati dal suo chirurgo oculista.

Alla terapia locale può̀ essere necessario aggiungere una terapia sistemica di durata variabile, anch’essa descritta nelle istruzioni che Le verranno rilasciate.

A casa dopo l’intervento

L’uso di macchinari o di strumenti pericolosi è sconsigliato per un periodo di almeno una settimana.

Per applicare i colliri nell’occhio operato, il paziente deve essere seduto o sdraiato. E’ meglio aprire entrambi gli occhi e guardare verso l’alto. Abbassare con un dito la palpebra inferiore in modo che fra il bulbo oculare e la palpebra si formi una specie di coppetta che serve a ricevere le gocce del collirio. Qui vanno instillate 1-2 gocce del prodotto. Dopo l’instillazione chiudere delicatamente le palpebre (senza stringerle) e attendere per qualche secondo l’assorbimento del prodotto. Quando i colliri prescritti sono più̀ di uno essi vanno applicati uno di seguito all’altro.

E’ preferibile che almeno nei primi giorni dopo l’intervento sia un familiare, o altra persona, a eseguire la somministrazione della terapia.

Durante la somministrazione della terapia occorre prestare attenzione a non esercitare pressioni sull’occhio operato e a non toccare con il beccuccio del flacone dei farmaci l’occhio operato.

Una o due volte al giorno le palpebre dell’occhio operato vanno delicatamente pulite con una garza disinfettante monouso; anche durante questa manovra bisogna evitare pressioni sul bulbo oculare ed evitare di toccare il bulbo oculare con la garza.

Nei giorni seguenti all’intervento l’occhio può̀ appare più̀ o meno arrossato. Ci può̀ essere sensazione di corpo estraneo, fastidio alla luce e una sensazione d’indolenzimento.

Anche nel periodo successivo all’intervento il paziente deve usare alcune cautele:

  • bisogna sempre evitare di comprimere l’occhio operato anche durante il sonno;
  • bisogna sempre evitare di strofinare l’occhio operato anche durante il lavaggio del viso che deve avvenire sempre a occhi chiusi;
  • il bagno, la doccia, lo shampoo, la rasatura della barba possono essere fatti dal giorno successivo all’intervento avendo cura di non bagnare internamente l’occhio operato;
  • l’asciugacapelli può̀ essere adoperato purché́ il getto di aria non venga diretto verso l’occhio operato; si può̀ andare dal parrucchiere dal giorno successivo all’intervento;
  • dal giorno stesso dell’intervento si può̀ leggere, scrivere, guardare la televisione.

Recupero visivo

Il recupero dell’acuità visiva è progressivo e può̀ anche essere nullo, scarso o incompleto. In taluni casi tale recupero è solo transitorio e il visus regredisce dopo un periodo variabile di tempo dall’intervento chirurgico. L’entità̀ di visione recuperabile con l’intervento dipende molto dalle preesistenti condizioni generali dell’occhio, in particolare della macula, della retina, del nervo ottico e della cornea. La presenza di una lesione concomitante in queste strutture può̀ limitare il recupero visivo derivante dall’intervento. Tipicamente per questo tipo di trattamento è necessario ripetere la somministrazione del farmaco per via intravitreale secondo una periodicità̀ stabilita dall’oculista curante.

Nel glaucoma neovascolare il trattamento con anti-VEGF non incide positivamente sulla funzione visiva anche se la riduzione della pressione dell’occhio può̀ creare le condizioni per un lieve miglioramento.

Controlli post-operatori di prevenzione

Oltre ai controlli prescritti dal chirurgo oculista, in base anche al regime di trattamento, il paziente ha la responsabilità̀ di programmare ed eseguire almeno due controlli nel primo anno dopo l’intervento e poi uno o più controlli ogni anno in base alla risposta alla terapia.

In caso di comparsa di sintomi è necessario consultare con sollecitudine il medico oculista.

Avvertenze conclusive

  • L’iniezione intravitreale con anti-VEGF è il trattamento più̀ indicato per certi tipi di maculopatia;
  • Il recupero dell’acuità visiva è progressivo, può̀ essere nullo, scarso o incompleto e spesso transitorio e dipende anche dalle condizioni preesistenti generali dell’occhio;
  • Il chirurgo può̀ essere portato, in qualunque momento dell’intervento, a modificare il piano operatorio;
  • Non seguire correttamente le cure, le medicazioni, le istruzioni e i controlli postoperatori può̀ compromettere il decorso e la buona riuscita dell’intervento;
  • In casi rari, una delle complicanze dell’iniezione intravitreale può̀ essere l’infezione oculare che può̀ portare alla perdita anatomica del bulbo oculare;
  • La terapia delle maculopatie prevede la ripetizione periodica dell’iniezione intravitreale.

TRATTAMENTO CON BROLUCIZUMAB (BEOVU, Novartis)

Che cos’è Beovu

Beovu contiene il farmaco brolucizumab in soluzione da iniettare nell’occhio.

Come agisce Beovu

Il principio attivo di Beovu (brolucizumab) si lega con elevata affinità̀ alle isoforme del VEGF-A prevenendo così il legame del VEGF-A ai suoi recettori VEGFR-1 e VEGFR-2. Inibendo il legame al VEGF-A, brolucizumab sopprime la proliferazione delle cellule endoteliali, riducendo la neovascolarizzazione patologica e diminuendo la permeabilità̀ vascolare.

Per che cosa si usa Beovu

Beovu è autorizzato per il trattamento di adulti con degenerazione maculare senile neovascolare (DMSn). Oltre a quelle per cui Beovu è autorizzato, vi sono altre malattie che possono condurre all’accumulo di liquido sotto la retina oppure causare la formazione di neovasi. Tutte queste malattie si possono giovare della somministrazione intravitreale di farmaci anti-VEGF.

Come si usa Beovu

Beovu viene somministrato nell’occhio malato mediante iniezione intravitreale secondo le Linee di Indirizzo SOI per l’Iniezione di Farmaci Intravitreali.

La posologia di Beovu è di 0,05 ml di soluzione.

Il trattamento prevede iniezioni intravitreali ripetute a distanza di almeno un mese.

Gli intervalli di monitoraggio e di trattamento sono decisi dal medico oculista e sono basati sull’attività̀ della patologia.

L’inizio tempestivo del trattamento e la regolarità̀ delle somministrazioni del farmaco sono elementi fondamentali per il successo terapeutico. Il mancato trattamento conduce alla perdita della funzione visiva.

Quali studi sono stati effettuati su Beovu

Per tutte le indicazioni per cui Beovu è autorizzato sono stati condotti studi di registrazione.

I risultati di tali studi hanno dimostrato che Beovu è sicuro ed efficace per il trattamento delle patologie oculari per cui è autorizzato.

Quali benefici ha mostrato Beovu nel corso degli studi

Negli studi di registrazione, Beovu è risultato efficace nel controllare il peggioramento della vista dovuto alla DMSn

Quali rischi sono associati al trattamento con Beovu

A ogni intervento possono essere associate complicazioni e rischi anche se modesti o in minima quantità̀. Anche questo intervento non sfugge alla regola generale secondo la quale non esiste chirurgia con risultati positivi al 100%.

Per questo non è possibile per il suo medico oculista garantire l’assenza di effetti indesiderati.

In caso di comparsa di effetti indesiderati possono essere necessarie procedure mediche e/o chirurgiche aggiuntive per il loro trattamento.

Nonostante l’intervento la vista potrebbe non migliorare o peggiorare.

Effetti indesiderati sistemici

In oltre 13 anni di farmacovigilanza intensiva da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), non risultano segnalazioni di effetti indesiderati sistemici da uso di farmaci anti-VEGF. Nonostante questo si evidenzia che in letteratura scientifica sono stati segnalati effetti indesiderati quali emorragie non oculari ed eventi tromboembolici arteriosi.

Effetti indesiderati oculari

Fase preoperatoria (legati all’anestesia con iniezione): perforazione del bulbo oculare con o senza iniezione di anestetico nel bulbo oculare, lesione del nervo ottico, emorragia palpebrale e/o perioculare e/o retrobulbare, lesione dei muscoli dell’occhio.

Fase intraoperatoria: lacerazione della congiuntiva, lesione del cristallino, emorragia vitreale, emorragia coroideale.

Fase postoperatoria: endoftalmite, cataratta, rottura retinica, distacco di retina possono verificarsi dopo l’intervento e necessitare di un trattamento complementare con un ulteriore intervento chirurgico e/o laser; distacco di coroide, alterazioni della macula, emorragia retinica e/o vitreale, lacerazione dell’epitelio pigmentato retinico, proliferazione vitreoretinica, rottura sclerale/scleromalacia, aumento della pressione oculare, riduzione transitoria o permanente della pressione oculare, riduzione dell’acuità visiva, difetti del campo visivo, strabismo e/o diplopia (visione doppia), miodesopsie (percezione mosche volanti), ptosi (abbassamento della palpebra superiore), atrofia del nervo ottico, glaucoma, uveite.

Gli effetti indesiderati compaiono in un numero molto limitato di casi trattati e sono comuni a tutti i farmaci anti-VEGF, approvati e non, e quindi erogati sia in modalità̀ onlabel, sia offlabel.

Per ogni altra informazione sugli effetti indesiderati di Beovu si rinvia al Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) reperibile sul sito www.sedesoi.com.

Se si manifestasse un qualsiasi effetto indesiderato, anche non compreso tra quelli elencati, deve contattare al più presto il medico oculista. Segnalando gli effetti indesiderati, lei contribuisce a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.

Beovu non dev’essere somministrato a persone ipersensibili (allergiche) a brolucizumab o a uno qualsiasi degli eccipienti.

Beovu non dev’essere usato nei pazienti con infezione dell’occhio o della zona circostante o con infiammazione intraoculare.

Nei pazienti più̀ anziani con un quadro di neovascolarizzazione coroideale associato a distacco dell’epitelio pigmentato retinico, nel corso del trattamento con farmaci anti-VEGF è possibile la rottura dell’epitelio pigmentato retinico con significativa riduzione della vista e limitazione del recupero funzionale.

Alternative terapeutiche

Le alternative terapeutiche a questo farmaco sono altri farmaci anti-VEGF.

Oltre al Beovu sono disponibili tre molecole anti-VEGF:

  • aflibercept (Eylea, Bayer): formulato per l’iniezione nel vitreo;
  • bevacizumab (Avastin, Roche – Mvasi, Amgen): non formulato per l’iniezione nel vitreo. – ranibizumab (Lucentis, Novartis): formulato per l’iniezione nel vitreo.

Queste molecole – anche se dotate di caratteristiche chimiche e meccanismo d’azione specifici – producono tutte lo stesso effetto: impediscono e fanno recedere la neovascolarizzazione e riducono l’accumulo di liquido sottoretinico.

Uso in gravidanza, allattamento, bambini e adolescenti

Non esistono dati relativi all’uso di Beovu in queste categorie di pazienti per cui se ne sconsiglia l’uso.

Nelle donne in età̀ fertile in cui sia necessario l’utilizzo di questo farmaco dev’essere consigliato un trattamento contraccettivo efficace prima dell’inizio del trattamento.

Trattamento bilaterale

Non sono disponibili dati sulla sicurezza e l’efficacia di brolucizumab somministrato in entrambi gli occhi simultaneamente.

Uso concomitante con altri farmaci anti-VEGF

Beovu non dev’essere somministrato contemporaneamente ad altri farmaci anti-VEGF oculari o sistemici.

Modifica della terapia

Non esistono studi controllati randomizzati sul cambio di molecola anti-VEGF in corso di trattamento e, pertanto, dev’essere assicurata la continuità̀ terapeutica.

Nei soggetti che non rispondono al trattamento in corso, si può̀ prendere in considerazione il cambio di molecola anti-VEGF oppure il passaggio ad altra categoria di farmaco.

TRATTAMENTO CON AFLIBERCEPT (EYLEA, Bayer)

Che cos’è Eylea

Eyelea contiene il farmaco aflibercept in soluzione da iniettare nell’occhio.

Come agisce Eylea

Il principio attivo di Eylea (aflibercept) è in grado d’inibire una sostanza denominata Fattore di Crescita Vascolare Endoteliale A (VEGF-A).

Il VEGF-A è responsabile dello sviluppo di nuovi vasi sanguigni anomali da cui si può̀ verificare lo stravaso di siero e sangue nel tessuto retinico, responsabile dell’aggravamento della malattia. Inibendo questo fattore, aflibercept impedisce la formazione di nuovi vasi sanguigni anomali, fa recedere quelli già presenti e riduce l’accumulo di liquido sottoretinico.

Per che cosa si usa Eylea

Eyelea è autorizzato per il trattamento di adulti con:

  • degenerazione maculare senile neovascolare (DMSn) ;
  • edema maculare diabetico (EMD) ;
  • edema maculare da occlusione venosa retinica di branca (OVRB) o centrale (OVRC) ;
  • neovascolarizzazione coroideale (NVC).

Oltre a quelle per cui Eyela è autorizzato, vi sono altre malattie che possono condurre all’accumulo di liquido sotto la retina oppure causare la formazione di neovasi. Tutte queste malattie si possono giovare della somministrazione intravitreale di farmaci anti-VEGF.

Come si usa Eylea

Eylea viene somministrato nell’occhio malato mediante iniezione secondo le Linee di Indirizzo SOI per l’Iniezione di Farmaci Intravitreali.

La posologia di Eylea è la stessa per ogni indicazione autorizzata.

Il trattamento prevede iniezioni intravitreali ripetute a distanza di almeno un mese.

Gli intervalli di monitoraggio e di trattamento sono decisi dal medico oculista e sono basati sull’attività̀ della patologia.

L’inizio tempestivo del trattamento e la regolarità̀ delle somministrazioni del farmaco sono elementi fondamentali per il successo terapeutico. Il mancato trattamento conduce alla perdita della funzione visiva.

Quali studi sono stati effettuati su Eylea

Per tutte le indicazioni per cui Eylea è autorizzato sono stati condotti studi di registrazione.

I risultati di tali studi hanno dimostrato che Eylea è sicuro ed efficace per il trattamento delle patologie oculari legate a un’eccessiva espressione del VEGF-A.

Quali benefici ha mostrato Eylea nel corso degli studi

Nei vari studi di registrazione, Eylea è risultato efficace nel rallentare il peggioramento della vista dovuto alle patologie per cui è autorizzato.

Quali rischi sono associati al trattamento con Eylea

A ogni intervento possono essere associate complicazioni e rischi anche se modesti o in minima quantità̀. Anche questo intervento non sfugge alla regola generale secondo la quale non esiste chirurgia con risultati positivi al 100%.

Per questo non è possibile per il suo medico oculista garantire l’assenza di effetti indesiderati.

In caso di comparsa di effetti indesiderati possono essere necessarie procedure mediche e/o chirurgiche aggiuntive per il loro trattamento.

Nonostante l’intervento la vista potrebbe non migliorare o peggiorare.

Effetti indesiderati sistemici

In oltre 13 anni di farmacovigilanza intensiva da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), non risultano segnalazioni di effetti indesiderati sistemici da uso di farmaci anti-VEGF. Nonostante questo, si evidenzia che in letteratura scientifica sono stati segnalati effetti indesiderati quali emorragie non oculari ed eventi tromboembolici arteriosi.

Effetti indesiderati oculari

Fase preoperatoria (legati all’anestesia con iniezione): perforazione del bulbo oculare con o senza iniezione di anestetico nel bulbo oculare, lesione del nervo ottico, emorragia palpebrale e/o perioculare e/o retrobulbare, lesione dei muscoli dell’occhio

Fase intraoperatoria: lacerazione della congiuntiva, lesione del cristallino, emorragia vitreale, emorragia coroideale

Fase postoperatoria: endoftalmite, cataratta, rottura retinica, distacco di retina possono verificarsi dopo l’intervento e necessitare di un trattamento complementare con un ulteriore intervento chirurgico e/o laser; distacco di coroide, alterazioni della macula, emorragia retinica e/o vitreale, proliferazione vitreoretinica, rottura sclerale/scleromalacia, aumento della pressione oculare, riduzione transitoria o permanente della pressione oculare, riduzione dell’acuità visiva, difetti del campo visivo, strabismo e/o diplopia (visione doppia), miodesopsie (percezione mosche volanti), ptosi (abbassamento della palpebra superiore), atrofia del nervo ottico, glaucoma.

Gli effetti indesiderati compaiono in un numero molto limitato di casi trattati e sono comuni a tutti i farmaci anti-VEGF, approvati e non, e quindi erogati sia in modalità̀ onlabel, sia offlabel.

Per ogni altra informazione sugli effetti indesiderati di Eylea si rinvia al Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) reperibile sul sito www.sedesoi.com.

Se si manifestasse un qualsiasi effetto indesiderato, anche non compreso tra quelli elencati, deve contattare al più̀ presto il medico oculista. Segnalando gli effetti indesiderati lei contribuisce a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.

Eylea non dev’essere somministrato a persone ipersensibili (allergiche) a aflibercept o a uno qualsiasi degli eccipienti.

Eylea non dev’essere usato nei pazienti con infezione dell’occhio o della zona circostante o con infiammazione intraoculare.

Nei pazienti più̀ anziani con un quadro di neovascolarizzazione coroideale associato a distacco dell’epitelio pigmentato retinico, nel corso del trattamento con farmaci anti-VEGF è possibile la rottura dell’epitelio pigmentato retinico con significativa riduzione della vista e limitazione del recupero funzionale.

Alternative terapeutiche

Le alternative terapeutiche a questo farmaco sono altri farmaci anti-VEGF.

Oltre ad Eylea sono disponibili due molecole anti-VEGF:

  • ranibizumab (Lucentis, Novartis): formulato per l’iniezione nel vitreo;
  • bevacizumab (Avastin, Roche – Mvasi, Amgen): non formulato per l’iniezione nel vitreo.

Queste tre molecole – anche se dotate di caratteristiche chimiche e meccanismo d’azione specifici – producono tutte lo stesso effetto: impediscono e fanno recedere la neovascolarizzazione e riducono l’accumulo di liquido sottoretinico.

Alcune patologie possono avere altre alternative terapeutiche (ad esempio il trattamento laser o il cortisone intravitreale) che, nel suo specifico caso, non sono considerate preferibili dal suo medico oculista.

Uso in gravidanza, allattamento, bambini e adolescenti

Non esistono dati relativi all’uso di Eylea in queste categorie di pazienti per cui se ne sconsiglia l’uso.

Nelle donne in età̀ fertile in cui sia necessario l’utilizzo di questo farmaco dev’essere consigliato un trattamento contraccettivo efficace prima dell’inizio del trattamento.

Trattamento bilaterale

Non esistono dati relativi alla somministrazione contemporanea in entrambi gli occhi di Eylea.

Questa potrebbe aumentare il rischio di effetti indesiderati sistemici a causa del raddoppio della dose di farmaco somministrata. Di fatto, la dose di anti-VEGF da iniettare nell’occhio è di 0,05 ml al mese che è una dose enormemente inferiore a quella utilizzata per il trattamento delle patologie tumorali con anti-VEGF.

A seconda del tipo di tumore da trattare il dosaggio di anti-VEGF va da 5 a 15 mg/Kg di peso corporeo ogni due o tre settimane. Allineandosi al minimo intervallo di tempo previsto per la dose antitumorale (due settimane), se la patologia è bilaterale, cautelativamente si può̀ considerare la somministrazione alternata ogni 15 giorni.

Uso concomitante con altri farmaci anti-VEGF

Eylea non dev’essere somministrato contemporaneamente ad altri farmaci anti-VEGF oculari o sistemici.

Modifica della terapia

Non esistono studi controllati randomizzati sul cambio di molecola anti-VEGF in corso di trattamento e, pertanto, dev’essere assicurata la continuità̀ terapeutica.

Nei soggetti che non rispondono al trattamento in corso, si può̀ prendere in considerazione il cambio di molecola anti-VEGF oppure il passaggio ad altra categoria di farmaco.

TRATTAMENTO CON RANIBIZUMAB (LUCENTIS, Novartis)

Che cos’è Lucentis

Lucentis contiene il farmaco ranibizumab in soluzione da iniettare nell’occhio.

Come agisce Lucentis

Il principio attivo di Lucentis (ranibizumab) è in grado d’inibire una sostanza denominata Fattore di Crescita Vascolare Endoteliale A (VEGF-A).

Il VEGF-A è responsabile dello sviluppo di nuovi vasi sanguigni anomali da cui si può̀ verificare lo stravaso di siero e sangue nel tessuto retinico, responsabile dell’aggravamento della malattia.

Inibendo questo fattore, ranibizumab impedisce la formazione di nuovi vasi sanguigni anomali, fa recedere quelli già presenti e riduce l’accumulo di liquido sottoretinico.

Per che cosa si usa Lucentis

Lucentis è autorizzato per il trattamento di adulti con:

  • degenerazione maculare senile neovascolare (DMSn) ;
  • edema maculare diabetico (EMD) ;
  • edema maculare da occlusione venosa retinica di branca (OVRB) o centrale (OVRC) – neovascolarizzazione coroideale (NVC).

Lucentis è autorizzato per il trattamento di neonati pretermine con: – retinopatia del prematuro (ROP) in zona I (stadio 1+, 2+, 3, 3+)

  • ROP in zona II (stadio 3+);
  • ROP Aggressiva Posteriore (AP-ROP).

Oltre a quelle per cui il Lucentis è autorizzato, vi sono altre malattie che possono condurre all’accumulo di liquido sotto la retina oppure causare la formazione di neovasi. Tutte queste malattie si possono giovare della somministrazione intravitreale di farmaci anti-VEGF.

Come si usa Lucentis

Lucentis viene somministrato nell’occhio malato mediante iniezione intravitreale secondo le Linee di Indirizzo SOI per l’Iniezione di Farmaci Intravitreali.

La posologia di Lucentis è la stessa per ogni indicazione autorizzata.

Il trattamento prevede iniezioni intravitreali ripetute a distanza di almeno un mese.

Gli intervalli di monitoraggio e di trattamento sono decisi dal medico oculista e sono basati sull’attività̀ della patologia.

L’inizio tempestivo del trattamento e la regolarità̀ delle somministrazioni del farmaco sono elementi fondamentali per il successo terapeutico. Il mancato trattamento conduce alla perdita della funzione visiva.

Quali studi sono stati effettuati su Lucentis

Per tutte le indicazioni per cui Lucentis è autorizzato sono stati condotti studi di registrazione.

I risultati di tali studi hanno dimostrato che Lucentis è sicuro ed efficace per il trattamento delle patologie oculari legate a un’eccessiva espressione del VEGF-A.

Quali benefici ha mostrato Lucentis nel corso degli studi

Nei vari studi di registrazione, Lucentis è risultato efficace nel rallentare il peggioramento della vista dovuto alle patologie per cui è autorizzato.

Quali rischi sono associati al trattamento con Lucentis

A ogni intervento possono essere associate complicazioni e rischi anche se modesti o in minima quantità̀. Anche questo intervento non sfugge alla regola generale secondo la quale non esiste chirurgia con risultati positivi al 100%.

Per questo non è possibile per il suo medico oculista garantire l’assenza di effetti indesiderati.

In caso di comparsa di effetti indesiderati possono essere necessarie procedure mediche e/o chirurgiche aggiuntive per il loro trattamento.

Nonostante l’intervento la vista potrebbe non migliorare o peggiorare.

Effetti indesiderati sistemici

In oltre 13 anni di farmacovigilanza intensiva da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), non risultano segnalazioni di effetti indesiderati sistemici da uso di farmaci anti-VEGF. Nonostante questo, si evidenzia che in letteratura scientifica sono stati segnalati effetti indesiderati quali emorragie non oculari ed eventi tromboembolici arteriosi.

Effetti indesiderati oculari

Fase preoperatoria (legati all’anestesia con iniezione): perforazione del bulbo oculare con o senza iniezione di anestetico nel bulbo oculare, lesione del nervo ottico, emorragia palpebrale e/o perioculare e/o retrobulbare, lesione dei muscoli dell’occhio

Fase intraoperatoria: lacerazione della congiuntiva, lesione del cristallino, emorragia vitreale, emorragia coroideale

Fase postoperatoria: endoftalmite, cataratta, rottura retinica, distacco di retina possono verificarsi dopo l’intervento e necessitare di un trattamento complementare con un ulteriore intervento chirurgico e/o laser; distacco di coroide, alterazioni della macula, emorragia retinica e/o vitreale, proliferazione vitreoretinica, rottura sclerale/scleromalacia, aumento della pressione oculare, riduzione transitoria o permanente della pressione oculare, riduzione dell’acuità visiva, difetti del campo visivo, strabismo e/o diplopia (visione doppia), miodesopsie (percezione mosche volanti), ptosi (abbassamento della palpebra superiore), atrofia del nervo ottico, glaucoma.

Gli effetti indesiderati compaiono in un numero molto limitato di casi trattati e sono comuni a tutti i farmaci anti-VEGF, approvati e non, e quindi erogati sia in modalità̀ onlabel, sia offlabel.

Per ogni altra informazione sugli effetti indesiderati di Lucentis si rinvia al Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) reperibile sul sito www.sedesoi.com.

Se si manifestasse un qualsiasi effetto indesiderato, anche non compreso tra quelli elencati, deve contattare al più̀ presto il medico oculista. Segnalando gli effetti indesiderati lei contribuisce a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.

Lucentis non dev’essere somministrato a persone ipersensibili (allergiche) a ranibizumab o a uno qualsiasi degli eccipienti.

Lucentis non dev’essere usato nei pazienti con infezione dell’occhio o della zona circostante o con infiammazione intraoculare.

Nei pazienti più̀ anziani con un quadro di neovascolarizzazione coroideale associato a distacco dell’epitelio pigmentato retinico, nel corso del trattamento con farmaci anti-VEGF è possibile la rottura dell’epitelio pigmentato retinico con significativa riduzione della vista e limitazione del recupero funzionale.

Alternative terapeutiche

Le alternative terapeutiche a questo farmaco sono altri farmaci anti-VEGF.

Oltre al Lucentis sono disponibili due molecole anti-VEGF:

  • aflibercept (Eylea, Bayer): formulato per l’iniezione nel vitreo;
  • bevacizumab (Avastin, Roche – Mvasi, Amgen): non formulato per l’iniezione nel vitreo.

Queste tre molecole – anche se dotate di caratteristiche chimiche e meccanismo d’azione specifici – producono tutte lo stesso effetto: impediscono e fanno recedere la neovascolarizzazione e riducono l’accumulo di liquido sottoretinico.

Alcune patologie possono avere altre alternative terapeutiche (ad esempio il trattamento laser o il cortisone intravitreale) che, nel suo specifico caso, non sono considerate preferibili dal suo medico oculista.

Uso in gravidanza, allattamento, bambini e adolescenti

Non esistono dati relativi all’uso di Lucentis in queste categorie di pazienti per cui se ne sconsiglia l’uso. Nelle donne in età̀ fertile in cui sia necessario l’utilizzo di questo farmaco dev’essere consigliato un trattamento contraccettivo efficace prima dell’inizio del trattamento.

Trattamento bilaterale

Dati limitati sull’uso bilaterale anche contemporaneo di Lucentis non mostrano un aumento del rischio di effetti indesiderati sistemici rispetto al trattamento monolaterale.

Di fatto, la dose di anti-VEGF da iniettare nell’occhio è di 0,05 ml al mese che è una dose enormemente inferiore a quella utilizzata per il trattamento delle patologie tumorali con anti-VEGF.

A seconda del tipo di tumore da trattare il dosaggio di anti-VEGF va da 5 a 15 mg/Kg di peso corporeo ogni due o tre settimane. Allineandosi al minimo intervallo di tempo previsto per la dose antitumorale (due settimane), se la patologia è bilaterale, cautelativamente si può̀ considerare la somministrazione alternata ogni 15 giorni.

Uso concomitante con altri farmaci anti-VEGF

Lucentis non dev’essere somministrato contemporaneamente ad altri farmaci anti-VEGF oculari o sistemici.

Modifica della terapia

Non esistono studi controllati randomizzati sul cambio di molecola anti-VEGF in corso di trattamento e, pertanto, dev’essere assicurata la continuità̀ terapeutica.

Nei soggetti che non rispondono al trattamento in corso, si può prendere in considerazione il cambio